BIOGRAFIA
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Nel periodo delle neoavanguardie, proprio quando l’arte non ha più riferimenti assoluti e molti artisti cercano nuove forme d’espressione nasce a Brescia Flavio Pellegrini, è il millenovecentosessanta.
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Dalla nascita all’età matura il viaggio è lungo e la meta, apparentemente vicina, si palesa lontana e impegnativa. Il desiderio di riuscire a comunicare con la scultura e non con le parole prende vigore e dà slancio a un’evoluzione interiore che identifica pienamente quel periodo neoavanguardistico precedentemente citato. Reinventarsi per entrare in un contemporaneo ruolo di scultore facendo leva sulle moderne tecnologie che, con inesplorati metodi, permettano l’esternazione di un contenuto denso di significati.
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Il percorso lo spinge sempre verso forme astratte da cui traspare l’estenuante ricerca di rigore e metodo. Sebbene utilizzi elementi semplici quali la linea e l’arco, questi si articolano in forme più complesse, in un equilibrio di solchi e figure dinamiche spiccatamente dominate dalla luce. La materia lignea si rivela inadatta alla nuova tecnica concepita, così come all’astrattismo; è un tortuoso iter di indagine per un supporto idoneo a portarlo in Portogallo. Qui trova un legno ecosostenibile ricreato in pannelli compatti neri perfettamente adatti ad appagare le nuove aspettative.
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La maturità artistica si rivela con forza e vigore quando forte delle proprie idee decide che è giunto il momento di confrontarsi con la critica e col pubblico.
E’ nel febbraio del duemilaquattordici che ha corso la prima personale dal titolo “Forme d’ordine”, ventidue quadri scultura in un unico formato quadrato in legno nero. La mostra riceve il primo apprezzato successo e la frase: “Le mie forme comunicative possono essere espresse solo con la potenza del nero e con le sue metamorfosi nell’antagonista bianco.” diventa il baluardo dei suoi lavori.
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La familiarità e gli approfondimenti di sistemi informatici intensifica lo stimolo ad una visione dello spazio come un insieme di sequenze numeriche modulate e apre a una sua personale interpretazione cartesiana delle forme. Esprimere con la matematica le componenti emozionali euritmiche non riecheggia in nessuno stile scultoreo pregresso e non presenta punti di riferimento; scovare il delicato equilibrio fra tecnicismi ed armonie, fra esecuzione, espressione e comunicazione è un continuo tentativo della loro perfetta concertazione.
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Nel 2016 da un ulteriore condensato di materia e luce si concretizza il progetto espositivo a Milano “nero espressivo” in cui è inserita la prima opera di grande formato 4x1,2m
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Per cercare canali comunicativi più rassicuranti per l’osservatore nel 2019 inserisce elementi di colore; le nuove opere danno vita a due progetti espositivi “Storie in ritratto” ed “Eccezioni comunicative” in tre sedi Milano-Modena-Brescia.
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L’ opera unica è per lui sempre un unico esemplare e al fine di mantenerne l’unicità, con estrema determinazione, distrugge tutto il materiale progettuale e operativo.
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Continua il lavoro, lo studio e la ricerca a Flero (Brescia)