Il pensiero non si ferma mai... continua frenetico fino all’arrivo di un sogno.
Piccoli numeri con traiettorie a spirale salgono verso l’alto in modo regolare, quasi apatico sospinti dal vento gentile della mente. Si accumulano alla sommità e conquistato il piano attico, iniziano a roteare. Danno vita a un carosello fluido, controllato, quasi di studio, che ben presto prende confidenza e muta di intensità. I vortici si fanno confusi e trasformano la danza in rimbalzi, urti e scossoni. Tutto diventa un miscuglio eterogeneo, intrappolato in orbite irregolari, sempre più impetuoso. Il vigore monta, gonfia le meningi e la propensione alla fine si fa intensa. Un’irruente energia converge e esplode in un’emozione unica, il vento si placa, il moto rotatorio scema e quei numeri, stanchi e confusi ritrovano serenità e sono di nuovo liberi. Il loro volo è audace, pulito, planano delineando traiettorie ordinate, a volte spregiudicate o ancora impudenti.
Innumerevoli sono i volteggi dei neurotrasmettitori sui trampolini della mente prima di essere rilasciati ed entrare protagonisti nella ordinata trasmissione sinaptica. E’ una visione a stimolarne i movimenti e a restituirne la disciplina creativa, ma soltanto la percezione dell’ultima carezza emotiva è risolutiva per generare un inedito sistema evolutivo.
Quando vedi Flavio, davanti a uno schermo, piegare la testa da un lato puoi immaginare quante informazioni si stanno immagazzinando in modo compulsivo, ma non c’è tensione nella genesi, è silenziosa, composta e regna un gaudente gusto creativo. Per lui non ci sono trappole, tombini neri, anche se il sistema appare talvolta complicato. La pazienza, la calma, la perseveranza lo portano sempre ad attendere le condizioni propizie per librarsi in spazi liberi. E’ un suo talento saper decifrare gli assiomi di percorsi imprevedibili per rinvigorire le parabole private di un senso apparente e per sgrovigliare forme altrimenti non interpretabili.
Sequenze logiche crescono e maturano come una vegetazione spontanea, senza tempo, senza forzature, in un ordine armonico naturale. Sono gli stessi numeri, spigolosi o sinuosi, a percorrere i sentieri battuti e a trovarne d’inesplorati. Cercano la via della vetta nell’ordine intrinseco della loro stessa genesi. Continuano il percorso in una articolata contrapposizione della concretezza del sapere e il dubbio delle incertezze. Trovata la meta, come sempre, scendono a valle e nello spazio aperto, libero, incommensurabile, tracciano la base, una forma definita, circoscritta e perfetta. Si collocano al suo interno, in piena libertà coltivano le linee che crescono nell’euritmia di costruzione. L’idea e i suoi contenuti tematici prendono forma e anche se sono un’espressione ancora effimera formata solo da progetti mentali e bozzetti informatici, i dettagli sono completi, perfettamente delineati.
Con perizia, nasce un’intensa fase realizzativa. La tecnica scultorea con i suoi tecnicismi concretizza le fasi di creazione evidenziandole nelle forme.
L’albero di boschi liberi, ecosostenibili FSC, svela il mistero della materia costruttiva. Il medium nero, privato delle venature, appare compatto, vivo e potente con tutto il fascino della sua storia. Sembra mostrare un bisogno di certezze prima di abbandonarsi completamente al progetto. Rapito dalla consistenza artistica si lascia incidere, modellare con una fresa forte, ferrea, e un marchingegno elettronico che legge la logica creativa delle coordinate numeriche maturate.
La modellazione lascia riposare la mente, ma non elude la mano che, prensile, con gesti consueti, ripetuti con sicurezza rifinisce i dettagli che la tecnologia sembra aver dimenticato. L’ambiente, prima rumoroso, è ora pervaso solo dai fruscii degli abrasivi e dei pennelli. La polvere di legno, in una effimera scia di minuscole particelle, e l’odore altero di fieno dell’olio, presto spariranno, assorbiti da quello spazio che tutte le cose contiene. Resta una superficie levigata e massaggiata, con i pori solleticati a restituire una mutabile riflessione della luce.
L’opera è finita, i riflessi materializzati. La mente ora cerca, valuta, vuole essere certa dei contenuti. La materia, i pensieri e i gesti sono lì, raccolti, ma non rinchiusi. Nell’incertezza di essere percepiti, in quei pochi istanti di visione della prossima mostra, resteranno in attesa. Esploderanno e saranno pronti a farsi afferrare, studiare, comprendere, criticare o apprezzare ogni volta che uno sguardo, istintivo, attento, ne coglierà la presenza.
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